Ci troviamo al paese di Gabbro, nei monti Livornesi. La mattinata è nuvolosa ma le previsioni promettono molto bene.
Attraversiamo il borgo e passiamo di fronte alla locanda che dal 1886 al 1895 ha ospitato uno dei più importanti esponenti della corrente pittorica dei “macchiaioli”: Silvestro Lega.
Oggi una lapide marmorea lo ricorda e ne approfitto con un breve lettura per delineare tratti del suo carattere, da una testimonianza scritta di una delle sue allieve che lo conobbe proprio nel periodo “gabbrigiano”.
Il trekking prosegue nei boschi circostanti il borgo. Le rocce che caratterizzano questi rilievi sono rocce antiche, di origine vulcanica, le ofioliti. Rocce coriacee, scure, con venature verdastri e che hanno contribuito a rendere spoglio il paesaggio che ospitano, tanto che il nome del borgo Gabbro, che deriva dal latino “Glaber” che significa anche sterile, incolto, fu probabilmente scelto per le caratteristiche del territorio
Nell’attraversare un suggestivo angolo di campagna, ci immaginiamo di incontrare le “giraiole”, ragazze gabbrigiane che nell’800 e chi sa da quanto prima, campavano vendendo nei paesi vicini o arrivando fino alla città di Livorno, erbe aromatiche, uova, galline, conigli o prodotti della loro manodopera come calze e maglie.
Con le loro ceste di vimini in testa erano tra i soggetti preferiti dei pittori macchiaioli e anche lo stesso Lega ce ne ha lascito preziosa testimonianza.
Raggiungiamo la vetta del Monte Carvoli, e andiamo alla scoperta dei resti delle due mura perimetrali di un’antica fortezza d'altura di origini etrusche.
Esploriamo la cima con una bella vista verso il mare e successivamente torniamo a scendere di quota in direzione dell’agriturismo Cappellese, dove ci aspetta un ottimo pranzo con i prodotti dell'orto di loro stessa produzione. Il sole ha fatto capolino tra le nuvole e i il panorama dall’agriturismo è davvero suggestivo. Dopo pranzo saliamo sulla BigBench del parco culturale di Camaiano per una foto di rito e godere appieno della bella vista.
Prima di rientrare al paese esploriamo la valle del torrente Sanguigna fino ad arrivare ai resti del mulino di “Buca fonda” l’unico dei nove mulini presenti in questa zona ad avere avuto la ruota verticale che dava forza motrice alle macine.
Torniamo al punto di partenza e ci rilassiamo al circolo arci per un bevanda e quattro chiacchiere.
Ecco tutte le foto (grazie a Leonardo per il contributo fotografico!)
Comentários