Mi sono avvicinato a questo territorio distrattamente, attratto dalla bellezza delle spiagge di Baratti e di San Vincenzo, godendo del refrigerio che il mare può offrire dalla calura estiva, riposando sotto i pini nel mezzo del giorno, riempiendomi gli occhi della bellezza dei panorami e sorseggiando un aperitivo nella più alta Populonia. Quando ero più volenteroso anche camminando attraverso i fitti boschi di leccio e macchia mediterranea, percorrendo il tratto che dal parcheggio del reciso porta alla Buca delle fate, dalle cui rocce mi tuffavo nel blu del Mar Ligure nella sua parte più meridionale, a pochi chilometri dal Mar Tirreno. Insomma mi sono avvicinato a questo territorio come uno dei tantissimi bagnanti che vengono in quest’area ogni estate e sono sempre stato affascinato dai colori, dai profumi e dagli odori di questo territorio. Non c’è niente di male ad un approccio di questo tipo, anche solo dalla superficie questo lembo di terra ha sempre esercitato verso di me un’attrazione magnetica e forti emozioni. Ma poi ho cominciato a scavare e mi sono reso conto che sotto la superficie c’è molto di più.
Borghi e Boschi dell’entroterra
Ho cominciato ad esplorare l’entroterra, scoprendo i suoi boschi rigogliosi di biodiversità animale e vegetale che faticano a nascondere dei meravigliosi borghi medievali.
Mi sono imbattuto e sono rimasto subito colpito dalla bellezza di Sassetta, qui nella foto.
Costruito intorno all’anno mille e un tempo castello della Repubblica Pisana, fu abbattuto nel 1503 dopo la conquista da parte di Firenze. Il paese è famoso per il suo marmo rosso che abbellisce il paese con gradini di scale, cornici di porte e finestre oltre che statue di più moderna fattura.
Il piccolo abitato ha infatti ospitato un Simposio di Scultura che ha avuto dieci edizioni, dal 2009 al 2018, e camminando fra le sue stradine e fra i suoi vicoli ci si imbatte nelle opere marmoree, lascito di questa esperienza.
Mi rimane impossibile poi non citare i borghi di Suvereto con, fra l’altro, la sua pieve di San Giusto e il suo palazzo Comunale. Altra menzione d’obbligo per Campiglia Marittima con, fra l’altro, la sua Rocca e il suo Palazzo Pretorio.
Mi sono goduto poi i boschi coi loro odori. Boschi formati da varie specie vegetali fra cui le più diffuse sono il leccio (Quercus ilex), il cerro (Quercus cerris) e il, quasi onnipresente in Toscana, orniello (Fraxinus ornus). Ho trovato soprattutto nei versanti a sud dei bellissimi esemplari di sughera (Quercus suber) e in quelli a nord degli impianti di castagno (Castanea sativa),
un tempo molto più diffusi di oggi perché la coltura è in forte diminuzione. A livello animale questi boschi sono densamente popolati da molti mammiferi fra cui il cinghiale (Sus scrofa), il capriolo (Capreolus capreolus), la volpe (Vulpes vulpes), la donnola (Mustela nivalis). E’ presente, e la sua popolazione è in crescita, anche il lupo (Canis lupus) che comunque è difficilissimo da avvistare perché è un animale che, ancora più degli altri, è molto schivo e vuole restare lontano dall’uomo. In ogni modo anche gli altri animali preferiscono evitare, in questa area come in altre, il contatto con l’uomo e quindi è più facile avvistarli dalle ultime luci del tramonto alle prime dell’alba e non in pieno giorno.
Gli ambienti costieri
Ho scoperto col tempo che, oltre ad essere ambienti bellissimi per fare il bagno d’estate o per passeggiare d’inverno respirando l’aria salmastra del mare, spiagge come quella della Sterpaia sono ambienti che oltre ad una prorompente bellezza nascondono tesori preziosi. Ho visto che gli ambienti umidi retrodunali infatti faticano a nascondere i segni dell’ormai bonificato Padule di Piombino, alla foce del fiume Cornia. Qui la vegetazione vede la dominanza della salicornia (Salicornia europaea) e inoltre questi ambienti sono ricchi anche di biodiversità animale.
Ci si può imbattere infatti in alcuni uccelli come la garzetta (Egretta garzetta), il cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus), il falco di palude (Circus aeruginosus) e alcune anatre come la marzaiola (Spatula querquedula) o la volpoca (Tadorna tadorna).
Laddove gli ambienti palustri sono ancor di più preservati, come nella vicina area paludosa Oasi WWF di Orti Bottagone, questi uccelli si possono vedere più spesso ed insieme ad altri animali come per esempio i maestosi fenicotteri (Phoenicopterus roseus).
Avvicinandomi al mare mi sono chiesto del perché alcune dune in questa area sono protette da palizzate e cordonature, scoprendo che ci sono progetti per la loro conservazione. Quello delle dune infatti è un microclima che offre riparo ad una preziosa vegetazione fatta di piante erbacee come, fra l’altro, l’ammofila (Ammophila arenaria), la gramigna delle spiagge (Agropyron junceum), la camomilla di mare (Anthemis maritima), il giglio di mare (Pancratium maritimum) e da piante arbustive come il ginepro coccolone (Juniperus oxycedrus) e il lenitisco (Pistacia lentiscus).
La Terra
Ho esplorato poi i parchi archeologici dell’area ed ho scoperto come il suolo e ciò che c’è sotto siano stati e sono tutt'oggi una risorsa e che paradossalmente la terra, insieme alla vegetazione e, nel caso della Necropoli del Cerbone, ai milioni di tonnellate di scorie etrusche della lavorazione del ferro abbiano coperto e protetto molti dei tesori archeologici dell’area.
Meraviglie che, nel caso delle Necropoli del Cerbone, della Necropoli delle Grotte (qui visibile nella foto) e degli antichissimi edifici industriali, tutti a due passi dal mare di Baratti, ci testimoniano di una fervente città etrusca, l’antica Popluna.
Una città che, come attestano i resti dell’Acropoli posta più in alto vicino alla odierna Populonia di stampo medievale, fu trasformata durante il periodo di influenza romana.
Sono rimasto di stucco nel vedere, tanto per fare due esempi, i mosaici della antica acropoli e il panorama che si apre, camminando all’interno del Parco Archeologico di Baratti, sulla Necropoli delle Grotte, da cui si può godere di una vista mozzafiato anche sul golfo e sulla Val di Cornia.
Così come sono rimasto impressionato nel vedere un’altra meraviglia che la vegetazione, oltre alla sua ubicazione più nell’entroterra, aveva lasciato per secoli a conoscenza per lo più di pastori: la Rocca di San Silvestro. Un paese di minatori infatti era sorto alla fine del IX secolo in posizione sopraelevata, a dominare la Valle dei Lanzi, in cerca di Rame, Piombo e Argento.
Un villaggio che è stato abbandonato all’inizio del XIII secolo ed è stato proprio questo abbandono che ha fatto si che questo risulti essere oggi uno dei meglio conservati esempi di architettura di villaggio medievale. Mi ha fatto effetto sentire dire questo dalla competente e preparata guida che mi ha accompagnato nella visita alla Rocca considerando i tantissimi borghi di origine medievale che abbelliscono la nostra penisola. Borghi ancora oggi meravigliosi che però che nella quasi totalità dei casi sono stati rimaneggiati e quindi hanno subito piccoli o grandi cambiamenti nel corso dei secoli, come è logico che sia essendo ancor oggi abitati. Qua invece, sulla sommità di questa valle immersa nel verde dalla quale possiamo ammirare Campiglia Marittima e scorci del blu del Mare Mediterraneo, ciò che è rimasto in piedi è cristallizzato, come nel XIII secolo, e se si fa silenzio e si usa un po' di immaginazione si possono ancora udire i sacerdoti recitare la messa nella chiesa, le macine di pietra girare nel frantoio e i minatori rifocillarsi nell’osteria dopo il lavoro.
Impressioni
Questa è la mia esperienza in questa bellissima valle. Sono venuto le prime volte in quest’area, per diversi anni, come molti fanno, come un bagnante e sono rimasto scottato dalla sua prorompente bellezza.
Poi mi sono documentato e più ho girato, letto, camminato e scavato sotto la superficie più questo territorio mi ha svelato, sorprendendomi, altre meraviglie che erano sempre state lì, a due passi, ma che prima erano invisibili ai miei occhi.
Con questo non voglio essere presuntuoso e sono convinto che questo territorio speciale nasconda e possa regalare molte altre sorprese e altre emozioni a chi si metta in cammino per esplorarlo.
Per questo ti invito a vivere un'esperienza insieme, in uno dei nostri eventi "La costa degli Etruschi in Val di Cornia" in programma:
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