“Se l’homo sapiens, quello che ora siamo, è il risultato della nostra evoluzione dalla scimmia, perché non immaginarsi che quest’uomo, con una nuova mutazione, diventi un essere più spirituale, meno attaccato alla materia, più impegnato nel suo rapporto col prossimo e meno rapace nei confronti del resto dell’Universo?” T.Terzani
Fa fresco in una delle borgate dell’Orsigna e dopo varie peripezie per raggiungere il punto di ritrovo, tra cui una gara podistica, partiamo per questa nuova avventura.
Siamo un bel gruppo e ci incamminiamo sui sentieri che Tiziano Terzani era solito percorrere in valle d’Orsigna.
Le sue parole ci accompagneranno di tanto in tanto lungo il percorso. Le prime le leggo davanti all’albero con gli occhi e sono legate alle sue prime esperienze in Valle, quando il mondo del giovane Tiziano si arricchiva delle storie che si raccontavano la sera a veglia accrescendo, di estate in estate, le radici della sua sensibilità e del suo essere.
Ripariamo in silenzio tra suggestive abetaie in un sentiero poco battuto che ci porta a raggiungere un’altra borgata, sparsa nella quieta valle dell’Orsigna. Qui incontriamo alcuni abitanti che incuriositi ci chiedono da dove veniamo e soprattutto in che direzione siamo diretti.
Il paese vero e proprio di Orsigna si sviluppò intorno alla chiesa di Sant’Antanasio che, a fine del XVIII secolo, l’allora vescovo di Pistoia decise di costruire per unire le popolazioni delle varie borgate sparse, che prendono il nome dalle famiglie che le abitavano. Case Corrieri, Cucciani, Lavacchini…
Cominciamo a salire circondati da maestose faggete che ci regalano una piacevole ombra. In una pausa leggo alcuni testi in cui Tiziano parla del suo modo di fare il giornalista, sempre attento a non scendere a compromessi con il potere, per potersi garantire la preziosa libertà di azione che chi fa questo mestiere deve difendere e che ha sempre caratterizzato il suo stile.
Arriviamo al rifugio Porta Franca all’una e mezza circa, dopo una costante ascesa.
Siamo quasi sui crinali di vetta appenninici e si sta benissimo.
Ci sono un po’ di escursionisti ai tavoli che si godono il sole, il relax e un buon profumo di salsa al ragù esce dalla porta d’ingresso del rifugio.
Dopo il break-pranzo, un buon caffè, quattro chiacchiere riprendiamo il cammino fino a raggiungere il crinale dove si apre il panorama verso l’Emilia. Un’altra lettura ci porta a conoscere un Tiziano riflessivo, sul suo rapporto con la montagna himalayana, dove si ritira per meditare e vivere del poco che una baita con una candela, regala.
Iniziamo a scendere di quota, la giornata è perfetta per camminare, c’è vento, si sta bene e il caldo delle pianure oggi non ci riguarda.
Il sentiero di rientro si sviluppa tra stupende abetaie, ti tanto in tanto troviamo qualche altro escursionista e nel pomeriggio raggiungiamo il pianoro di Pian dell’Osteria.
L’ultima lettura è sugli ultimi giorni di vita del giornalista, scrittore fiorentino, delle sue ultime considerazioni che rivolge al figlio Folco e alla figlia Saskia, commoventi e delicate, tratte da “La fine è il mio inizio”, testamento letterario di Tiziano Terzani.
Siamo quasi arrivati, dopo una ripida discesa attraversiamo l’ultima borgata sul nostro itinerario, una tavola imbandita, proprio sul sentiero che attraversa le case, ci distrae, e alcuni del gruppo procedono senza aver notato la sosta.
Poco dopo il gruppo torna ad essere unito, raggiungiamo le macchine dopo una magica giornata in compagnia delle parole di uno tra i più grandi scrittori e giornalisti italiani.
Ecco tutte le foto della giornata (Grazie a Rosetta per il contributo fotografico!):
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