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Travale, il seccatoio e altre storie.. in un trekking

Aggiornamento: 25 nov

Nell'epoca del "tutto e subito" i seccatoi di castagne remano decisamente controcorrente. Perchè? leggi il racconto.


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In questo trekking, in una fredda domenica di novembre, siamo andati alla scoperta di Travale, nelle Colline metallifere e di un seccatoio (o metato che dir si voglia), dove da un mese venti quintali di castagne disperdono la loro parte umida grazie al fuoco che notte e giorno le scalda.


La prima parte dell'escursione ci ha portati lungo le sponde del fiume Cecina, che proprio in queste valli di impluvio tra Le Cornate e Poggio di Montieri vede le sue sorgenti.

I livelli delle acque sono bassi e con un guado raggiungiamo un vecchio mulino, oggi non più in funzione, che ci introduce la tematicità di questa giornata: la castagna.


Per secoli infatti questo e altri mulini della valle hanno macinato castagne essiccate trasformandole in farina, alimento di base delle popolazioni locali.

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Risalendo di quota raggiungiamo poi la parte più antica del borgo di Travale attraversando la medievale porta sud, sopravvissuta al forte terremoto del 1724 che distrusse gran parte del borgo.


Dal punto panoramico più in alto la vista verso Radicondoli e Belforte è davvero suggestiva, verso ovest invece la cima di Poggio di Montieri è imbiancata dalla nevicata del giorno prima.


Prima di uscire dal borgo incontriamo la targa che ricorda un documento importantissimo: il testo citato "Guaita, Guaita male, non mangiai ma' mezo pane!" è infatti contenuto nella "carta di Travale" documento del 1158 conservato nell'archivio diocesano di Volterra e rappresenta una delle prime testimonianze di italiano volgare scritto. Riguarda, nello specifico, la dichiarazione della guardia del castello di Travale chiamato a testimoniare su una disputa territoriale tra il signore del vicino Castello di Fosini e il Vescovo di Volterra.


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Raggiungiamo il seccatoio in tarda mattinata: lì ci aspettano Luca e Marco, soci del seccatoio, che ci accolgono con vino, caldarroste, frittelle e un fuoco acceso, davvero gradito.


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Ci raccontano come cinque anni fa abbiano ripristinato questo antico seccatoio, imparato la difficile arte dell'essicazione, aprendoci poi le sue porte.


Quasi quaranta giorni con fuoco morto a temperatura più o meno costante servono per avere un prodotto tradizionale che in molti, appassionati o piccoli imprenditori stanno tornando a lavorare.

La farina di castagne prodotta con questa antica tecnica non ha paragoni per valori organolettici, per il gusto e il sapore, rispetto alle altre essiccate nei forni elettrici con tempi decisamente ridotti.

Per noi è stata un'esperienza davvero speciale!










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