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Cornate e Fosini, un riserva lontana dal "mondo".

Aggiornamento: 4 gen

Partiamo per il nostro trekking da Gerfalco, solitario borgo dei rilievi grossetani. La giornata è soleggiata con qualche nuvola sparsa, fa freschino e un caffè al bar del paese ci sta tutto prima di partire. 

Nel locale un assonnato gruppo di cacciatori sta decidendo dove muoversi per la battuta giornaliera. Noi  intanto ci mettiamo in cammino. 




Nella prima parte dell’escursione incontriamo un bel bosco di cerri e carpini, notiamo la presenza di tantissimi licheni sui rami umidi, segno di un’ottima qualità dell’aria. 


Cominciamo a salire e tra le querce cominciamo a notare alcune piccole piante di abete bianco. Siamo nel versante nord del massiccio de Le Cornate, vetta delle colline metallifere con 1060mt di quota, qui siamo più in basso in una zona ombreggiata dalla cima stessa del monte, continuando a salire arriviamo a una piccolo bosco di abeti bianchi. 

Nonostante siamo a quote relativamente basse per l’abete, il microclima di questa zona permette alle belle piante prese a simbolo del natale, non solo di vegetare, ma anche di riprodursi autonomamente. 


Dopo aver raggiunto la prima “sella” cominciamo a scendere sul versante opposto e tra ruscelli e piccole cascate arriviamo al castello di Fosini. Il castello versa  in stato di abbandono e non è possibile accedervi. Ci fermiamo al lavatoio appena fuori il perimetro dell’edificio, per una pausa. Vicino, un castagno secolare veglia custodendo chissà quali  ricordi impressi nelle fibre della sua imponente mole. 


Riprendiamo il cammino e dopo una discesa la strada comincia a salire, aprendosi sulla bellissima gola del Rio Riponti che ospita rapaci di varie specie attratti dai ripari delle cavità naturali delle falesie. 


Raggiungiamo un pianoro di una vecchia cava con dei ruderi e su un invitante prato soleggiato ci mettiamo comodi. Facciamo il nostro break pranzo con tanto di caffè. 

Prima di ripartire incontriamo Paolo che ci racconta con il suo accento del nord Italia un po’ di storie di questi ruderi. Lui stesso ha vissuto proprio qua quando era nell'esercito. Ci venne da giovane e scoprì questo angolo sperduto di mondo, innamorandosene. Ora è riuscito a acquistarli ma non ha grandi progetti di recupero, vuole solo tenerli bene, lasciando la zona accessibile e pulita da rovi. Tra le righe del suo racconto si capisce che in questi mattoni e tra quei tetti sfondati c’è un pezzo del suo cuore. 

Ripartiamo per raggiungere la vetta de Le Cornate, non prima di aver visitato la vecchia cava di calcare rosso ammonitico, oggi dismessa ma che ha fornito il prezioso “marmo rosso” che oggi troviamo nel pavimento del Duomo di Siena.

La salita è a tratti molto dura, ogni tanto riprendiamo fiato e ci gustiamo i bei panorami che ci portano a vedere fino alla linea di costa. 

Raggiungiamo la vetta dopo una mezz’oretta circa. Da lassù la vista è ancora più ampia. Vediamo l’Elba, Punta Ala, fino al Monte Pelato di Castiglioncello. 


La luce del pomeriggio è stupenda, ne approfittiamo per alcuni scatti. Pian piano percorriamo il sentiero di vetta tra le pietre bianche calcaree. 

Inizia la discesa ammirando stavolta  i panorami verso l’interno della Toscana. Arriviamo lontano con lo sguardo, fino a Siena e i rilievi appenninici di Sasso Simone e Simoncello, punto di confine tra Toscana Emilia e Marche! 


Dopo una mezz’ora di discesa siamo di nuovo a Gerfalco, torniamo al circolo per una bevanda e due chiacchiere. Degli anziani parlano del più e del meno, arriva un altro gruppo di escursionisti che ha avuto la nostra stessa idea. Ci salutiamo col sole al tramonto che illumina il paese.



Ecco tutte le foto:



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