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Esplorando la Macchia della Magona

Immagine del redattore: altreviealtrevie

Foto di Margherita B.
Foto di Margherita B.

Domenica mattina. Mentre mi preparo a casa per raggiungere il gruppo, fuori infuria una tempesta di vento e pioggia . Un’ ultima controllata ai “santi” radar meteo che la rete mette a disposizione, una verifica incrociata alle agenzie meteo per la giornata e sì, penso, oggi la facciamo! 


Al ritrovo a Bibbona comincia a spiovere, per raggiungere il parcheggio in auto però pozzanghere e rovesci hanno rallentato la nostra marcia. 


Sì parte, raggiungiamo il punto di partenza ottimizzando i posti auto. Ha smesso di piovere e, come da previsioni, dal mare il cielo si sta aprendo; per chi come me ha vissuto gran parte della sua vita sulla costa, quando il cielo si apre dal mare, sa che il tempo prometterà bene.  


Iniziamo a camminare nella suggestiva Riserva della Macchia della Magona: mille e seicento ettari di bosco in cui si snodano decine di  chilometri tra sentieri e strade bianche, una goduria per chi pratica il trekking e va in mountain bike. 


I primi sette chilometri saranno quasi tutti in ascesa, abbiamo un buon passo e nei vari punti dove mi fermerò per ricompattare il bel gruppo, racconto dei carbonai, che un tempo producevano il carbone per la vicina Magona di Cecina, dalla quale la riserva prende il nome o della riserva biogenetica che qui tutela il patrimonio genetico di specie vegetali endemiche. 


Dopo ascese ripide e tratti in salita più “morbidi” raggiungiamo per mezzogiorno la cima di Poggio al Pruno, quota 610 mt, e ci sistemiamo per la nostra pausa ristoratrice. 

Il vento soffia soffia forte ma troviamo un “riparo” soleggiato che fa al caso nostro. 


Dopo un po’ di relax, due chiacchiere e un buon caffè, ci rimettiamo in marcia. 

La giornata di cammino è ancora lunga, rifocillati riprendiamo  a camminare in un tratto di discesa che presenta bellissimi affacci panoramici verso la costa. 

Arrivati al passo delle Golazze Aperte e salito di poco il sentiero, arriviamo all’affaccio più bello di tutta la riserva. Lo sguardo spazia da Baratti fino a Castiglioncello, all’orizzonte i rilievi innevati della Corsica marcano lo sky-line.


Siamo sul sentiero di confine tra il complesso forestale di Caselli e la Magona, i tronchi dei cerri, dei lecci, dei corbezzoli sono ricoperti di  muschi e licheni che rendono l’ambiente naturale ancora più suggestivo; incontriamo molte fatte di lupo lungo il percorso a testimonianza di una presenza importante dell’animale in queste foreste. 


Dopo essere scesi parecchio di quota, affrontando piccoli tratti di sentiero resi scivolosi dalle piogge mattutine, raggiungiamo i ruderi del vecchio mulino di Campo di Sasso, dove di fianco l’omonimo torrente alimenta una suggestiva cascata immersa nella vegetazione. 


Manca poco alla conclusione del trekking, il sole è vicino alla linea dell’orizzonte, una strada bianca panoramica ci riporta, sinuosa, al punto di partenza.




Ecco le foto della giornata (grazie a Margherita per le foto! )



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