
Al Bar di Barberino Val d’Elsa ci sono pochi avventori oltre a noi, la mattinata è fresca e qualche nuvola copre il sole.
Ci incamminiamo a piedi tra le strade del borgo fiorentino; iniziamo così il nostro lungo trekking che porterà a scoprire la storia di un castello, cancellato per sempre dalle mappe e dalle carte geografiche ma non nella memoria collettiva: Semifonte.
I paesaggi da subito sono stupendi. Ci troviamo in alta Val d’Elsa, sul crinale che la separa dalla Val di Pesa e i monti del Chianti, una Toscana rurale tra le più autentiche, non affollata dal turismo di massa.
Scendiamo pian piano di quota fino a toccare il torrente Agliena che nasce poco sopra, lo attraversiamo e iniziamo a riprendere quota in direzione di quello che fu il perimetro dell’antico castello di Semifonte.

Raggiungiamo la strada asfaltata da un sentiero poco battuto che si snoda in un’oliveta.
Siamo a Petrognano, borgata molto suggestiva che ospita la bellissima villa un tempo della famiglia Capponi.
Risparmiato dalla distruzione da parte dei fiorentini, il borgo mostra ancora alcune case torri coeve del castello di Semifonte.
Proseguiamo lungo l’asfalto e raggiungiamo il punto in cui gli storici ipotizzano fosse una delle 4 porte di accesso al castello di Semifonte.
Dopo l’assedio fiorentino infatti, che dal 1198 al 1202 portò alla sconfitta di Semifonte, l’intero castello venne distrutto e smantellato pietra su pietra.
La repubblica fiorentina, interessata al controllo commerciale della francigena in questa zona dell’alta Val d’Elsa, preferì distruggere il castello di Semifonte, filo ghibellino, con divieto di costruzione di nuovi edifici nella zona, divieto che ancora oggi viene rispettato.

L’unica eccezione fu fatta quando a fine 1500 Giovan Battista Capponi, canonico fiorentino e proprietario della suddetta villa, volle omaggiare con la costruzione della cappella di San Michele arcangelo, la storia del castello e dei semifontesi.
A piedi raggiungiamo la cappella, oggi simbolo del “mito” di Semifonte, che circondata dai cipressi domina la Val d’Elsa e testimonia una storia antica, mai dimenticata da queste parti.
L’escursione prosegue tra olivete, vigneti con il sole a far capolino tra le nuvole. Scendiamo in una vallata aperta, una rovere solitaria è al centro della scena, c’è silenzio, non c’è vento, saliamo la collina e ci sistemiamo per rifocillarci in un punto panoramico.
Ripresa la camminata ci spostiamo in versante più boscato della valle da dove si può scorgere nella collina opposta il rudere di ciò che resta della torre del castello di Pogna, fortificazione che fu alleata di Semifonte nello scontro con Firenze.

Dopo qualche saliscendi e stupendi scorci rurali raggiungiamo le sponde del torrente Agliena dove possiamo ammirare il famoso sistema di briglie che regola lo scorrere delle acque del torrente dal XII secolo.
Queste briglie, delle piccole dighe in pietra, furono studiate da Leonardo da Vinci proprio per la loro efficacia progettuale per prevenire il dissesto idro-geologico della valle e fornire piccoli invasi di acqua nelle stagioni siccitose.
Un’ultima, ripida salita ci riporta in quota, l'ultimo chilometro quasi del tutto pianeggiante ci conduce di nuovo a Barberino che attraversiamo nel suo suggestivo centro storico.
Una bellissima giornata insieme!
Ecco le altre foto (grazie a Margherita per le foto!)
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