Il paese di Fossato è una piccolo borgo di origine longobarda inerpicato sulla montagna pratese. Terra di antichi confini tra bizantini e longobardi è ancora oggi terra di confine, tra la Toscana e l’Emilia.
Il gruppo è carichissimo al ritrovo nell’unico bar-alimentari ancora aperto nel borgo, in questo fresco fine settembre. Il sole è alto in cielo, non c’è foschia, ci aspetta una giornata ricca di emozioni.
Cominciamo subito a salire di quota - nei primi sei chilometri faremo seicento metri di dislivello positivo - attraversiamo i bei castagneti che circondano il borgo, un tempo “coltivazione” essenziale per la sussistenza in questo angolo sperduto di montagna.
La notte ha piovuto, le gocce rimaste sospese sulle foglie degli alberi, con le folate di vento riprendono la loro discesa a terra, in scrosci improvvisati, a ciel sereno.
Salendo cominciamo a ammirare i panorami che si aprono verso l'appennino nord. Il profilo del Corno alle scale, del Cimone, si distinguono bene all’orizzonte. Raggiunta la cima panoramica, lo sguardo arriverà a osservare anche il versante toscano verso la valle del Carigiola e, complice una bellissima giornata senza foschia, riusciamo a vedere all’orizzonte la cima del monte Amiata, incredibile!!
Il sentiero continuerà sul crinale, sconfinando in Emilia-Romagna. Di cima in cima proseguiamo di buon passo. Tra boschi di conifere, faggete di quota arriviamo alla vetta di oggi, il monte Calvi a quota 1285mt.
Riprendiamo un po’ fiato, c’è chi ne approfitta per scovare qualche fungo. Tantissime mazze di tamburo lungo il sentiero e di dimensioni davvero spettacolari, segnalano la presenza di qualche altro più ambito.
D’improvviso dalla vallata sottostante un suono cupo, sordo, primordiale rompe il silenzio del bosco. E’ la stagione degli amori per i cervi e proprio sotto di noi un maschio adulto sta marcando la sua presenza alle femmine e soprattutto agli altri maschi con il suo potente bramito.
Proviamo a avvicinarci in silenzio a quella che ipotizziamo sia la zona dove il maschio di cervo sta comunicando al mondo la sua presenza. Non lo vedremo, ma i suoi continui bramiti che si ripeteranno per almeno dieci minuti ci emozionano e ci rapiscono.
Arriviamo a un punto panoramico dove ci “accampiamo” per il break pranzo.
Il lago di Suviana è proprio sotto di noi, qualche nuvola copre il sole, non c’è vento. Stiamo bene.
Dopo due chiacchiere, un buon caffè, una barretta di cioccolata condivisa ripartiamo. Prima però un ultimo sguardo all’orizzonte, in direzione nord-est, sembra incredibile, riusciamo a vedere i profili dei Colli Euganei veneti, a centottanta chilometri di distanza.
Il trekking prosegue in discesa, tra bellissime abetaie, camminando su antiche mulattiere un tempo vitali per gli spostamenti in questo versante di montagna.
Dopo essere scesi di quota cominciamo pian piano a risalire, attraversando prima un bellissimo castagneto secolare, su una carrareccia che tra saliscendi ci porta alla mulattiera che conduce a Chiapporato. Il borgo è completamente abbandonato. Le ultime due abitanti, madre e figlia, lasciarono questo abitato di origine cinquecentesca nel 2014. Da allora è lasciato alla sua sorte. Di tanto in tanto vengono liberati dai rovi i sentieri e le antiche stradine del borgo, un'atmosfera di abbandono regna tra i vicoli del borgo. Nell’ultima casa abitata tutto si è fermato al 2013, come in un’ultima foto ricordo.
Lasciato Chiapporato il sentiero si snoda a mezza costa nei castagneti del borgo abbandonato. Alcuni castagni sono giganteschi, camminare in questo versante è bellissimo.
Dopo una ripida e più tecnica discesa attraversiamo l’ultimo torrente della giornata. Gli ultimi centinaia di metri in salita ci conducono di nuovo al borgo di partenza.
Una giornata così intensa e con un gruppo davvero coeso e carico, merita di essere celebrata al bar del paese. Ci sistemiamo ai tavoli fuori, si sta bene, il sole ancora scalda la serata e dopo quattro chiacchiere ci salutiamo augurandoci il meglio.
Ecco tutte le foto (grazie a Rossella per il contributo fotografico!! )
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